MONE TEDICINGHI
di Volterra e famiglia (inediti)

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Nel 1315 Simone, detto Mone, figlio di Tedicingo fondò al lato della chiesa di San Francesco di Volterra la cappella della Santa Croce.
Dichiarò il motivo, molto seguito a quei tempi, in una lapide in marmo ancora presente nell’oratorio attuale: in onore della Vergine Maria e per il suffragio e la raccomandazione dell’anima sua, di quella del fratello Marcuccio e dei morti della sua famiglia.


“A(n)no D(omi)ni MIIIXV. Mone Tedeci(n)gi fa fare questa chappella per l’anima di Marchugio suo fratello e per sé e per l’anima di tu(t)ti suo(i) morti che sono pasati e pasarono di q(u)esta vita iononre de la Vergine Maria e che senpre sia rachomandata la loro anima”.

L’iniziativa di Mone ebbe successo. La cappella ospitò una confraternita di Disciplina dalla cappa bianca (che si vede rappresentata nelle sue pitture) e poi, con sedi distinte, le compagnie della Croce di Giorno e della Croce di Notte, la prima rimasta fino quasi a oggi.

Su Mone, che dal 1298 al 1301 e nel 1309 fu consigliere del Comune, invece, le carte sono avare di notizie (v. bibliografia). Qualche inedito tuttavia è ancora reperibile negli archivi, come parte di quelli segnalati qui di seguito per dare un contributo alla storia della sua famiglia e della città.

Innanzitutto si trova una pergamena del 23 dicembre 1317 nella quale Mone agisce in prima persona riguardo a un affitto a terzi di un bosco di castagni a Ulimeto nelle Pendici. Queste le parti essenziali:

“Mone filius olim Tedicinghi de Vulterris titulo locationis locavit et concessit Lotto et Cecho filiis Ganuccii Carelli de Vulterris unum petium terre ipsius Monis boschate de castaneis et aliis arboribus super se posit(is), q(uae) terra boschata posita est in Apendiciis Vulterranae civitatis in loco dicto Ulimeto ad tenendum et usufructandum dictum boschum et terram hic ad viginti annos proxime venturos pro pensione librarum septem bonorum denariorum pisanorum dandorum sibi dicto Moni vel suis heredibus ...”.
I confini dell’appezzamento erano: primo “est terrenum olim Fei Guidotti in parte, et in parte est Gherarduccii Diotaiuti, ex alia parte est ecclesie sancti Andree et in parte est ser Bardi not(arii) Iannelli et siqui alii sunt confines”.
Mone concedeva l’affitto per venti anni, trascorsi i quali i due fratelli avrebbero dovuto lasciargli libero il bosco.
La pergamena fu scritta in città in “domo vendite grani Comunis predicti (nella casa del Comune dove si vendeva il grano), presenti i testi “ser Michaele Chelini et Chelino Iohanuzzi de Vulterris”. Il notaio fu ser Bartalino del fu Corso di Volterra.

La famiglia Tedicinghi appare sette anni dopo, il primo agosto 1324, quando Adamo figlio di Mone di Tedicingo fece testamento e istituì erede universale Giovanni figlio impubere e “subiectum” (minorenne), e ricordò nell’atto la moglie Vannuccia e la figlia Cella.
Ordinò inoltre di far seppellire il suo corpo presso la chiesa San Francesco con l’abito dei Frati Minori e lasciò 70 lire alla badessa francescana di Santa Chiara per “conforto” dei frati suddetti e per far celebrare a un loro altare la messa e gli uffici divini.
La carta fu redatta alla presenza di un buon numero di religiosi testimoni, segno ulteriore del fatto che il loro convento aveva necessità di entrate.
Il notaio fu il solito Bartalino di Corso detto qui della contrada di Porta a Selci.


Giovanni di Adamo ebbe per moglie Bandecca di Giovanni di Pino dei Rossi. Pare morisse giovane. Fece testamento il 13 maggio 1328, rogato ser Luca “Iannis”.
Ebbe comunque un figlio, che è citato brevemente in una pergamena riguardante un ospizio cittadino, e divisa in tre sezioni:

– La prima è l’atto del 13 ottobre 1349 con cui viene eretto l’ospedale dei SS. Iacopo e Giovanni Evangelista da parte di Filippo vescovo di Volterra in esecuzione del testamento di Taviano e Buonaventura fratelli e figli del fu Strenna della contrada di Sant’Angelo;
– la seconda è la nomina del suo spedalingo Iacopo il 15 ottobre;
– la terza ricorda presa di possesso del citato spedalingo lo stesso giorno con le cerimonie consuete del tempo.

Nella prima parte è scritto il luogo del rogito che era nella “sala dominorum heredum Adami olim Iohannis Adami de Vulterris” dove il “venerabilis pater tunc residentiam faciebat” – nella sala-corte dei signori eredi di Adamo del fu Giovanni di Adamo di Volterra dove faceva residenza il venerabile padre (il vescovo Filippo).
Erano presenti quali testimoni alcuni volterrani di rango come Francesco di Neri “sapienti viro”, e Oddofreddo di dom. Baldinotti e Niccolaio di dom. Gentile giurisperiti.


Paola Ircani Menichini, 19 febbraio 2021.
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RICONOSCIMENTI


Le fotografie


– La lapide sulla fondazione della cappella murata su una parete.

– Parte della pergamena contenente l’affitto del bosco concesso da Mone di Tedicingo.

– Parte della pergamena del 1349 contenente la fondazione dell’ospedale di Strenna.

– Particolare di La Leggenda della Croce presente su una delle pareti della Cappella della Croce di Volterra, autore Cenni di Francesco di ser Cenni, 1410.
È la Fuga da Gerusalemme del re di Persia Cosroe che porta con sé parte del legno della Croce lasciato nella città da Sant’Elena.


Bibliografia consultata

– R. S. Maffei, Mone Tedicinghi fondatore della cappella della Croce e la sua famiglia, Caserta, 1921;

– S. Pfleger, La cappella della Croce nella chiesa di S. Francesco di Volterra, «Rassegna Volterrana», LIX-lX, 1983-1984, pp. 174, 237, 238; a p. 174 nota 12 chiama Bandecca con il nome di Benedetta;

– A. Augenti, M. Munzi, Scrivere la città: le epigrafi tardoantiche e medievali di Volterra: secoli IV-XIV, Firenze 1997, p. 76;

– S. Isolani, L’Abbazia di Monteverdi e la Madonna del Frassine in Val di Cornia, Castelfiorentino, 1937, p. 106;

P. Ircani Menichini, I Frati Minori Conventuali di San Francesco Volterra e altre vicende, Volterra 2020, dove si riporta l’atto del 1324.


Precedenti

«Case e chiassi medievali di San Piero in Vincoli di Pisa»

«Giovanna «Contessa Bianca» (di Dante) a Cortona»

«Santa Innocenza a Piana e le vie romane antiche»

«Terre dei Cavalieri di Malta a Alberese (Grosseto)»

«Le mute campane – Breve storia di San Giovanni al Gatano di Pisa»

Presentazione virtuale del libro: I Frati Minori Conventuali di San Francesco di Volterra e altre vicende, 2020 «clic»